Alcione e Ceice

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

ALCIONE E CEICE

1537

TAGLIERE

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro:

Venezia, Museo Correr

Iscrizioni:
Sul retro: “.1537. / D’Halcione e, Ceyce i riva ‘l mare. / .F.X. / .R.”

Bibliografia:
Petruzzellis-Scherer 1988.

Commento dell’opera:
Questa storia è raccontata da Ovidio, nelle Metamorfosi, testo tanto amato da Xanto.
Alcione, figlia del re dei venti Eolo, aveva sposato Ceice, il quale aveva deciso di partire per consultare l’oracolo di Apollo; però durante il viaggio, fu sorpreso da una tempesta  che distrusse la sua nave e Ceice annegò.  Ogni giorno Alcione vittima di questa solitudine, si rivolge alla dea Giunone, la quale la informa della tragedia sopraggiunta tramite un sogno in cui le manda Morfeo sotto le sembianze di Ceice proprio per annunciarle la morte del marito.
Le figure dei personaggi sono riprese da alcune stampe, nello specifico Alcione che si vede sulla destra,indicata oltretutto dall’iscrizione, è desunta dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; Ceice sulla sinistra annegato in mare è tratto dal Matrimonio di Alessandro e Rossana di Gian Giacomo Caraglio da Raffaello (Bartsch 28, p. 197, n. 62) ed infine Giunone che si vede emergere da cirri spiraliformi è presa dalla Prudenza di Marcantonio Raimondi.
È interessante constatare che la Petruzzellis-Scherer nel 1988 pur riportando l’immagine del retro del piatto in cui si legge chiaramente l’iscrizione, lo assegna al 1534, in realtà, e Mallet nel 2007 lo conferma, il tagliere è del 1537.

[C.G.]