Allegoria del sacco di Roma

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
ALLEGORIA DEL SACCO DI ROMA
1528-1530 ca.
TONDINO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 27 cm
Surrey, Polesden Lacey, National Trust
Iscrizioni:
Sul retro, all’interno del piede, in blu scuro è scritto: “Tybri avaritia conlas / civia aggiunti. / nota y/Ø”.
Note:
Il tondino presenta alcune scheggiature lungo il bordo.
Provenienza:
Ereditato dal National Trust da Mr. Ronald Grenville nel 1942.
Esposizioni:
Londra 2007, cat. 28.
Bibliografia:
Mallet 1971; Cioci 1987; Mallet 2007.
Commento dell’opera:
Il soggetto di questo tondino non si rifà ad alcune fonte letteraria classica, quanto piuttosto alle vicende politiche contemporanee che già in altre occasioni hanno visto impegnato Xanto, proprio in relazione al tragico evento del Sacco di Roma del 1527 che ha sicuramente sconvolto le vite dei contemporanei del maestro.
In un paesaggio, vengono mostrati i tre personaggi, davanti ad un tendaggio arancio che copre la porzione destra dello spazio: sulla destra si vede una fanciulla nuda seduta di profilo che regge un sacco blu con all’interno del materiale che è difficile da comprendere; la donna sembra essere simbolo della perdita di moralità. Al lato opposto si vede un uomo anziano dalla lunga barba bianca che, nudo, siede sull’’erba con le gambe stese e probabilmente deve essere inteso come una divinità fluviale; egli regge nella mano sinistra una cornucopia, simbolo dell’abbondanza, e nella destra un pallone, che deve necessariamente essere posto in relazione alla celebre famiglia fiorentina dei Medici e dunque un chiaro riferimento a papa Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici. Infine, al centro sta in piedi Cupido mentre saluta la donna con un gesto della mano.
Le figure sono desunte da stampe, nello specifico Cupido è ripreso dalla celebre Danza di Cupidi di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 215, n. 217) ; la donna, invece, è tratta dal Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 242, n. 245).