Allegoria del sacco di Roma

Allegoria del sacco di Roma
Allegoria del sacco di Roma

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

ALLEGORIA DEL SACCO DI ROMA

1527-1530 ca.

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 19,7 cm

Coll. privata

Iscrizioni:
Sul retro: “Di Clemete al conspetto / Roma lague. / nota y”

Provenienza:
Londra, collezione Alfred Spero • Londra, collezione Cyril Humphris • Christie’s, New York, 13 Gennaio 1993.

Esposizioni:
Washington, cat. 51; San Francisco, cat. 74

Bibliografia:
Mallet 1988; Catalogo della vendita, Christie’s New York, 13 Gennaio 1993, lotto n. 23; Tavacchia 1994.

Commento dell’opera:
In questa maiolica Xanto mette in scena un soggetto di tipo allegorico, strettamente relazionato al Sacco di Roma avvenuto proprio appena prima, nel 1527. L’imperatore Carlo V durante il papato di Clemente VII, al secolo Giuliano de’ Medici, entra nella città pontificia saccheggiandola. Ciò è deducibile per il pallone che regge con le mani sopra la testa il putto alato che si vede sulla sinistra del tondino, proprio simbolo dell’importante famiglia fiorentina. La figura femminile stesa a terra su un fianco che si vede in primo piano, invece, rappresenta la città di Roma, mentre i due putti dietro di lei, quindi al centro della maiolica, rappresenterebbero proprio i cittadini che scappano impauriti; e la figura maschile che si vede sulla destra di spalle mentre scopre con un lenzuolo blu la fanciulla dovrebbe essere letto come l’esercito dell’imperatore Carlo V mentre occupa la città.
Francesco Xanto Avelli utilizzava ampiamente le stampe come fonte iconografica delle proprie opere, e in effetti il putto che regge la palla è ripreso da un’incisione di Marco Dente di Ravenna probabilmente derivante da un disegno di Raffaello di un antico bassorilievo di un sarcofago della Chiesa di San Vitale di Ravenna (Bartsch 26, p. 239, n. 242). La fanciulla è ripresa dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; mentre l’uomo sulla destra è desunto dal Rapimento di Elena di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano (Bartsch 26, p. 208, n. 209). Purtroppo per il momento non è ancora stata rintracciata la fonte iconografica dei due putti al centro della composizione.

[C.G.]