Allegoria della Fama
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
ALLEGORIA DELLA FAMA
1531
TONDINO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 25,5 cm;
Collezione Privata
Iscrizioni:
Sul retro: “.1531. / Prostrato il vitio a’ pie / di Fama giace. / Nota. / fra: Xanto.A.Ro / vigiese i Urbino / p:”
Provenienza:
Appartenuto alla collezione Boulton.
Bibliografia:
Catalogo della vendita, Christie’s, Londra, 15 Dicembre 1911; Ballardini 1938; Catalogo della vendita, Sotheby’s, Londra, 07 Dicembre 1965, lotto 60.
Commento dell’opera:
Come in altri esemplari, Francesco Avelli mette in scena qui un episodio di oscuro significato; però, grazie all’iscrizione che si legge sul retro, si comprende che ci troviamo di fronte ad un’allegoria della Fama e del Vizio.
In uno spazio all’aperto, con un edificio che si vede parzialmente sulla porzione destra dello spazio, sono inseriti i quattro personaggi: in primo piano, chinato si vede il Vizio, quasi ai piedi della Fama, che è mostrata seduta sulla sinistra con il libro in mano; a completare la scena altre due figure: un uomo al centro, seduto che sembra intento a scrivere volge lo sguardo verso destra nella direzione di una fanciulla che regge in mano un bastone al quale è legato un drappo mosso dal vento.
La pratica di Xanto prevedeva un largo uso del metodo dello spolvero partendo da incisioni di cui presumibilmente disponeva all’interno della bottega in cui lavorava, e in questo caso specifico si nota che la fanciulla sulla sinistra è desunta dalla Musa Clio nel Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247), come pure dalla medesima sono riprese le altre due figure, l’uomo al centro e la donna sulla destra, quest’ultima tratta in controparte.