Esaco ed Esperia

Esaco ed Esperia
Esaco ed Esperia

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

ESACO ED ESPERIA

1532

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26,3 cm

Sotheby’s, Londra, 18 Ottobre 1988.

Iscrizioni:
Sul retro: “.1532. / Esaco i smergo, & la / sua Nimpha morta. / Nel .XI. libro d Ouidio Meth: / fra: Xanto / .A. da Rouigo / i Urbin / o.”

Note:
Il piatto è stato oggetto di un intervento di restauro lungo il bordo.

Provenienza:
Già nella collezione di Lindsay Fleming • passato poi alla collezione del Dr. A.Murray • nel 1987 nella collezione della fondazione The British Rail Pension • prestato alla Glasgow Art Gallery and Museum di Glasgow.

Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione Lindsay Fleming, 10 Maggio 1962, lotto n. 13; Catalogo della vendita della collezione A. Murray, 19 Ottobre 1976, lotto n. 24; Catalogo della vendita della fondazione British Rail Pension, 17-18 Ottobre 1988, lotto n. 256; Triolo 1988; Rasmussen 1989; Wilson 1993; Triolo 1996.

Commento dell’opera:
L’episodio di Esaco mutato in smergo è l’ultimo del Libro XI delle Metamorfosi di Ovidio, come si evince dall’iscrizione diligentemente apposta sul retro da Xanto. La storia è inscenata in un paesaggio con degli alberi sulla sinistra, uno sperone roccioso sulla parte destra ed infine in lontananza si apre un panorama con una collina in posizione centrale. In primo piano, stesa in posizione supina su un manto, si rileva la figura di Esperia, nuda, proprio nel momento in cui è appena stata morsa dal serpente che si vede ai suoi piedi; a fianco della giovane fanciulla vi è una pozza d’acqua nella quale si sta gettando Esaco, lanciandosi proprio dallo sperone roccioso sulla destra. L’intera scena drammatica è osservata dalla figura maschile che si scorge sulla parte sinistra, e si intende facilmente che si tratta di un guerriero perché indossa la corazza e l’elmo, e nella mano destra regge una lancia. Al centro del piatto vola un Cupido con il volto rivolto verso il guerriero ma le braccia allungate in avanti mentre regge un mazzo di fiori, probabilmente da adagiare sul corpo della fanciulla morta. In alto si nota lo stemma della celebre famiglia fiorentina Pucci sormontato da un ombrellino (si rimanda in tal proposito alla Scheda n.1).
Per la propria composizione Xanto ha utilizzato alcune incisioni come fonti iconografiche; nello specifico Esperia è citata dalla Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53) ; Esaco invece è tratto dalla stampa con un Uomo nudo che rincorre una naiade di Marcantonio Raimondi da un altorilievo (Bartsch 26, p. 223, n. 226);  Cupido è ripreso dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247) ed infine il guerriero sulla sinistra è mutuato dall’incisione con Mercurio del Monogrammista IB (Bartsch 16, p. 71, n. 16).

[C.G.]