Il salvataggio di Camilla

Il salvataggio di Camilla
Il salvataggio di Camilla

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

IL SALVATAGGIO DI CAMILLA

1538

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 27 cm;

Luton Hoo, Bedfordshire, Wernher Collection

Iscrizioni:
Sul retro, in lustro: “1538. / F.X.”

Provenienza:
Parigi, 1850, collezione di Louis-Fidel Debruge Duménil • collezione del principe Soltykoff • Collezione di M. Sellières.

Il salvataggio di Camilla - retro
Il salvataggio di Camilla – retro

Esposizioni:
Londra 2007.

Bibliografia:
Labarte 1847; Labarte 1864; Wilson 1993; Triolo 1996; Mallet 2007.

Commento dell’opera:
La fonte letteraria di tale episodio è uno tra i testi maggiormente consultati da Xanto per le sue opere e si tratta dell’Eneide scritta da Virgilio, in cui al Libro XI viene appunto narrata la vicenda del salvataggio di Camilla; inoltre tale leggenda virgiliana è fondata su racconti popolari italiani. Camilla era figlia del re dei Volsci, Metabo, di Priverno. Cacciato dalla sua città dai nemici, dopo la morte della moglie Camilla, fuggì con la figlioletta ancora piccolissima, inseguito dai soldati armati. Purtroppo però nel momento in cui stava per sfuggire loro, incontrò il corso dell’Amaseno, un piccolo fiume del Lazio. Allora, per riuscire a salvare la figlia, la fissò a una forte picca che aveva con sé, in modo da poterla lanciare sull’altra riva; ed egli fece voto a Diana di consacrarle la figlia in caso Camilla si fosse salvata. Fortunatamente la bambina raggiunse la riva opposta e Metabo riuscì ad attraversare il fiume a nuoto.
Per la composizione Xanto ha utilizzato alcune stampe che probabilmente possedeva nella bottega, nello specifico la figura di Metabo è presa dalla Battaglia tra Romani e Cartaginesi di Marco Dente da Raffaello o Giulio Romano (Bartsch 27, p. 108, n. 420); Camilla è ripresa dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247); le tre ninfe invece sono tratte dalla Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53) ed infine il dio fluviale è citato dalla Strage degli Innocenti di Marco Dente da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21).

[C.G.]