La distruzione della flotta di Seleuco II

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

LA DISTRUZIONE DELLA FLOTTA DI SELEUCO II

1533

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 25,6 cm

Lione, Musée des Arts Décoratifs

Iscrizioni:
Sul retro, in blu scuro: “.1533. / Seleuco sol della sua Classe selvo. / Nel. XXVII. Lite de Justino His : / .ff: Xanto. A. / da Rovigo, i no”.
In lustro in basso a sinistra all’interno del piede: “.F.P”

Note:
Il tondino si presentava rotto in nove pezzi e successivamente ricomposto; sul bordo presenta ancora alcune sbeccature.

Provenienza:
Collezione Duca de Dino • Collezione della duchessa De Dino fino al 1894 • Collezione di Paul Gillet che lo dona al museo nel 1960.

Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione della duchessa De Dino, Parigi, 08 Maggio 1894, lotto n. 42; Damiron 1956; Norman 1976; Watson 1986; Triolo 1988; Lessmann 1990; Wilson 1993; Rondot 1994; Poole 1995; Fiocco et al. 2001.

Commento dell’opera:
Sul tondino, come si evince dall’iscrizione posta sul retro, è rappresentata la distruzione della flotta di Seleuco II re di Siria, durante una tempesta in mare. Nel mezzo di raffiche di vento e nuvoloni dai brutti presagi, le imbarcazioni colarono a picco e, come si legge nei volti dei personaggi mostrati in questa maiolica, i membri dell’equipaggio caderono nel panico. In primo piano, su una tavola di legno giace steso prono senza vita  uno degli uomini del re persiano. Sulla sinistra è mostrato un uomo in piedi mentre sta scappando, vestito con la corazza e lo scudo impugnato nella mano sinistra, volge un ultimo sguardo al disastreo che sta accadendo: potrebbe essere a ragione identificato con Seleuco stesso, che è sopravvisuto al naufragio.  Con questa flotta Seleuco nutriva la speranza di attenuare la ribellione sopravvenuta in seguito all’assassinio della propria cognata, sorella di Tolomeo d’Egitto.
La fonte letteraria dell’episodio è citato nell’iscrizione e si tratta dell’opera di Pompeo Trogo riportata da Giustino.
Com’è usuale nella pratica di Xanto, le figure sono frutto di meditazioni su stampe coeve, nello specifico Seleuco e l’uomo malato sono ripresi dalla Battaglia con la sciabola di Marcantonio Raimondi (Bartsch 26, p. 210, n. 211); il marinaio in piedi invece è citato dal Martirio di San Lorenzo di Marcantonio Raimondi (Bartsch 26, p. 135, n. 104); l’anziano uomo con la barba bianca che si aggrappa all’albero dell’imbarcazione è preso dalle Nozze di Alessandro e Rossana di Gian Giacomo Caraglio (Bartsch 28, p. 197, n. 62); ed infine il marinaio mostrato di profilo è tratto, in controparte, dall’incisione con il Martirio di Santa Cecilia di Marcantonio Raimondi (Bartsch 26, p.153, n.117).

[C.G.]