La morte di Esaco ed Esperia

La morte di Esaco ed Esperia
La morte di Esaco ed Esperia

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

LA MORTE DI ESACO ED ESPERIA

1534

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26,7 cm

Coll. privata

Iscrizioni:
Sul retro: “.1534. / Esau i smergo / e la sua Donna more / – I Urbino -”

Provenienza:
Collezione di Charles Damiron, Lione • Sotheby’s, Londra 16 Giugno 1938, lotto 44 • Londra, collezione Alfred Spero • Londra, collezione Cyril Humphris.

Esposizioni:
San Francisco, cat.78.

Bibliografia:
Ballardini 1938; Catalogo della vendita, Christie’s, New York 13 Gennaio 1993, lotto n. 26.

Commento dell’opera:
In questo piatto è raffigurata la storia di Esaco, figlio di Priamo, che nutriva un grande amore per Esperia, la quale, nel tentativo di fuggire da Esaco stesso, fu vittima di un morso di un serpente. Questo mito sembra abbia rivestito un certo interesse per Xanto se si considera che proprio nel medesimo anno lo rappresentò in altre due occasioni, e si tratta dei due tondini conservati al Museo Correr di Venezia, commentati in Scheda n. 245 e n. 246 e ai quali si rimanda per un approfondimento sulla storia.
Le figure rappresentate in questa maiolica sono riprese da alcune stampe che presumibilmente Xanto poteva studiare nella bottega in cui lavorava, in quanto Cupido è tratto dalla celebre incisione con la Danza di Cupidi di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 215, n. 217), utilizzata già diverse volte. La figura di Esaco invece interessante in quanto è frutto di una riflessione di Xanto della parte superiore ed inferiore dei corpi dei due personaggi che stanno entrando dalla porta dell’edificio che si vede nel Martirio di San Lorenzo di Marcantonio Raimondi incisa da un disegno di Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 135, n. 104); la stessa stampa è servita inoltre per creare la figura dell’anziano Priamo in piedi sulla destra, poiché è desunto dal personaggio all’estrema sinistra sul cornicione dell’edificio. Esperia, infine, è ripresa,in controparte, dalla celebre incisione con Cleopatra di Agostino Veneziano da un disegno di Raffaello (Bartsch 26, p. 104, n. 198).

[C.G.]