La morte di Laocoonte
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LA MORTE DI LAOCOONTE
1528 ca.
PIATTO (FRAMMENTI)
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 27,7 cm ca.;
Brunswick, Herzog Anton-Ulrich Museum
Iscrizioni:
Sul retro, in blu: “Da e serpi lao … / e, i figli mor. / histo …y”
Note:
Il piatto si presenta frammentato.
Bibliografia:
Lessmann 1979.
Commento dell’opera:
La morte di Laocoonte è un soggetto ripreso da Xanto in diverse occasioni e per la vicenda si rimanda alle Schede n. 09, n. 26, n. 331 e n. 353.
Anche qui l’impianto compositivo è il medesimo: sulla sinistra si scorgono Laocoonte con i suoi due figli in un paesaggio con un fiume ed una città.
È bene ricordare in questa sede i riferimenti citazionistici dalle incisioni celebri all’epoca, e in effetti in questo piatto il richiamo ad un’incisione è davvero forte, e si tratta del Laocoonte di Marco Dente di Ravenna (Bartsch 26, p. 240, n. 243), che raffigura il celebre gruppo scultoreo dei rodiani Polidoro, Agesandro e Atenodoro, conservata in età romana nel palazzo dell’imperatore Tito, rinvenuto nel 1506 nel palazzo di Nerone sul Colle Esquilino nella Roma di papa Giulio II, al secolo Giuliano della Rovere.
La datazione proposta, essendo parzialmente leggibile l’iscrizione sul retro, è frutto di un’attenta analisi stilistica che pone appunto questo piatto frammentato in relazione con il piatto raffigurante Ercole e Deianira conservato a Milano.