Le Baccanti trasformate in querce
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LE BACCANTI TRASFORMATE IN QUERCE
1532
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,0 cm
Surrey, Polesden Lacey, National Trust
Iscrizioni:
Sul retro: “.1532. / Le Baccanti couerse i / uerdi frasche./ Nel .XI. libro d Ouidio Meth: / fra: Xanto .A. / da Rouigo, i / Urbino.”
Note:
Il piatto è stato oggetto di un intervento di restauro.
Provenienza:
Collezione di Ralph Bernal • 1894 collezione di Sir H.H. Campbell • Londra, collezione Henry Harris • Londra, collezione Mrs. R. Greville.
Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione di Ralph Bernal, 22 Marzo 1855, lotto n. 1793; Bohn 1857; Catalogo della vendita della collezione H.H. Campbell, 13Giugno 1894; Borenius 1930; Borenius 1931; Ballardini 1933-1938; Catalogo della vendita della collezione di Henry Harris, 20 Giugno 1950; Mallet 1977; Mallet 1979; Triolo 1988; Rasmussen 1989; Wilson 1993; Triolo 1996.
Commento dell’opera:
Come suggerito dall’iscrizione, la storia qui raffigurata prende spunto dal Libro XI delle Metamorfosi di Ovidio in cui appunto viene narrato l’episodio in cui le Baccanti, dopo aver sbranato Orfeo, vengono tramutate in querce. La metamorfosi delle baccanti avviene in un paesaggio con due speroni rocciosi in primo piano. Al centro tre fanciulle nude hanno già parzialmente mutato le loro sembianze umane in alberi con rami e fogliame. Alla sommità dei loro rami è appeso lo stemma della famiglia Pucci sormontato da un ombrellino (si rimanda alla Scheda n. 1). Altre due giovinette sono ritratte in piedi ai due lati, in parte vestite con abiti che lasciano scoperte spalle e busto; a loro stanno crescendo dal capo dei tronchi d’albero.
Per la propria composizione Xanto si è ispirato a due celebri stampe, in quanto il gruppo centrale con le tre donne è ripreso dall’incisione raffigurante Ercole che sconfigge Acheloo di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 175, n. 48), mentre le altre due fanciulle sono citate dalla famosa Contesa tra le Muse e le Pieridi anche questa opera di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53).