Morte di Cleopatra

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
MORTE DI CLEOPATRA
1532
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,7 cm;
Lione, Musée des Arts Décoratifs
Iscrizioni:
Sul retro: “1532. / Morto ch’Antonio / fù morir vogl’io. / Nel XL. L. D Trogo / pompeio. / fra: Xato .A. da / Rovigo. I Urbino.”
Note:
Il piatto si presenta rotto in alcune sue parti e successivamente restaurato.
Provenienza:
Già nella collezione Wilfred Buckley • passato poi alla collezione di Alfred Pringsheim • successivamente trasferito a Lione nella collezione di Paul Gillet.
Bibliografia:
Falke 1914-1923; Ballardini 1938; Catalogo della Vendita della Collezione Alfred Pringsheim, 7-8 Giugno 1939, lotto n.183; Giacomotti 1962; Kube 1976; Watson 1986; Ravanelli Guidotti 1990; Wilson 1993; Rondot 1994; Triolo 1996.
Commento dell’opera:
La fonte letteraria utilizzata da Xanto probabilmente sono i Trionfi di Petrarca, testo che già altre volte prese in considerazione e mostra la scena ambientata in un interno e si vede la bella e affascinante donna dalla chioma dorata sulla destra seduta su un letto, ai suoi piedi vi è Cupido che si nasconde il volto con le mani e sopra della sua testa vi è un altro amorino che volando scende verso la fanciulla con un mazzo di fiori. Dalla parte opposta, sulla sinistra, sono raffigurati un uomo ed una donna, a capo chino e particolarmente coperti, insieme ad un putto mentre si dirigono nella direzione di Cleopatra.
Al centro del piatto, entro un’elaborata edicola si vede lo stemma, non ancora identificato, con Ercole ed il Leone Nemeo.
Anche qui Xanto, com’è usuale nel suo modus operandi, ha fatto largo uso di stampe: l’amorino che vola sopra il capo della bella Cleopatra è ripreso dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247); Cleopatra stessa e Cupido sono citazione dall’incisione con Cleopatra di Agostino Veneziano da Raffaello (Bartsch 26, p. 104, n. 198); ed infine il gruppo sulla sinistra è ripreso dal Martirio di Santa Cecilia di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p.153, n.117).