Perseo, Medusa e Pegaso

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

PERSEO, MEDUSA E PEGASO

1532

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Collezione privata

Iscrizioni:
Sul retro: “.1532. / Perseo. Medusa. e’l belcaual / Pegaso. / Nel .IIII. Libro d Ouidio Meth: / .fra: Xantox / da Rouigo, i / Urbino.”

Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.

Bibliografia:
Triolo 1988; Rasmussen 1989; Triolo 1996.

Commento dell’opera:
La fonte letteraria per questo piatto è quel testo tanto utilizzato da Xanto che sono le Metamorfosi di Ovidio, in cui appunto al Libro IV viene raccontata la storia di Perseo e Medusa. la scena ha luogo in una sala con allo sfondo un grande arco che apre la visuale su una collina rocciosa, evidentemente il monte Parnaso, sul quale si riconosce Pegaso, il bianco cavallo alato che sta impennando; la sua presenza qui non è casuale, anzi particolarmente coerente con la leggenda, che appunto narra che Perseo stesso fosse nato dal sangue della Gorgone nel momento in cui Perseo la decapitò. Sulla sinistra, in piedi con la corazza e l’elmo, Perseo ha appena mozzato via la testa della gorgone Medusa, e prova di ciò è la spada che tiene sulla propria spalla destra con la punta verso l’alto ancora sporca di sangue. In primo piano, stesa in posizione prona, è appunto Medusa, decapitata; ed infine sull’estrema destra, ovvero dietro Medusa, siedono su un piano rialzato da terra, le due sorelle cieche della Gorgone. Sul pilastro sinistro dell’arco si riconosce lo stemma della famiglia fiorentina Pucci, però privo dell’ombrellino che in altri pezzi del servizio si vede sormontare lo scudo stesso (per ulteriori approfondimenti si rimanda alla Scheda n. 1).
Per creare la propria composizione Xanto ha fatto uso di alcune stampe facilmente reperibili al suo tempo, nello specifico la figura di Perseo è ripresa dall’incisione con Giove del Monogrammista IB (Bartsch 16, p. 70, n. 12); Pegaso dal Rapimento di Elena di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 208, n. 209); ed infine Medusa e le sue sorelle non vedenti sono tratte dalla Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53).

[C.G.]