Piatto con la leggenda di Romolo e Remo

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

PIATTO CON LA LEGGENDA DI ROMOLO E REMO

1531

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 27,0 cm

Ubicazione sconosciuta

Iscrizioni:
Sul retro, in blu: “.1531. / Gli primi fodator’ del’ / alma Roma / historia. / fra: Xato Avello / Rovigiese i Urbino / pise.”. decorazioni a lustro corprono la firma posta nella parte bassa del piede.

Note:
Il tondino si presenta in buone condizioni conservative, tranne che per alcune scheggiature e perdite di smalto.

Provenienza:
Forse dalla collezione del barone G. de Rothschild, Parigi fino al 1865 • Mercato d’arte.

Bibliografia:
Sotheby’s, Londra, 06 Giugno 1989, lotto n. 8; Wilson 1996.

Commento dell’opera:
È rappresentata in questo tondino la leggenda romana più famosa che racconta appunto la storia di Romolo e Remo, figli di Marte nonché nipoti di Numitore re di Alba, che fu deposto dalla sua carica dal fratello Amulio. I due gemelli, appena nati furono gettati nel Tevere, ma riuscirono a sopravvivere e furono nutriti da una lupa; non appena cresciuti, deposero Amulio, restaurarono Numitore e conseguentemente fondarono la città di Roma.
La parte centrale del tondino è occupata proprio dalle figure fondamentali della storia: Romoloe Remo mentre sono allattati dalla lupa. Ai due lati sono raffigurate due figure maschili, entrambe nude e con muscolatura ben definita: la figura di sinistra è mostrata di spalle mentre si sta dirigendo verso i due gemelli; mentre il personaggio sulla destra, visibilmente più anziano, con barba e capelli canuti, è mostrato frontalmente mentre gira il capo verso il centro della composizione, contemporaneamente regge con entrambe le mani un’anfora, posta proprio sul bordo destro, dalla quale sgorga dell’acqua, e tale personaggio è dunque identificabile come una divinità fluviale.
Come è nella prassi di Xanto, per creare le figure dei personaggi, il maestro ha utilizzato alcune stampe come fonti iconografiche, nello specifico ha utilizzato l’incisione con il Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247) per il fanciullo sulla destra; mentre il gemellino sulla sinistra è ripreso dalla stampa con la Morte di Cleopatra di Agostino Veneziano da Raffaello (Bartsch 26, p. 104, n. 198);  il giovane sulla sinistra è citato dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; il dio del fiume invece è tratto dalla Strage degli Innocenti di Marco Dente di Ravenna da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21); ed infine è bene tener presente che l’iconografia della lupa che allatta è famosa citazione dal gruppo bronzeo conservato ai Musei Vaticani.

[C.G.]