Polifemo, Aci e Galatea

Polifemo, Aci e Galatea
Polifemo, Aci e Galatea

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

POLIFEMO, ACI E GALATEA

1535

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 25,3 cm

San Pietroburgo, The State Hermitage Museum

Iscrizioni:
Sul retro: “1535. Muore Aci, e, fiume / Galatea si cangia. F.X.”

Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative, anche se son presenti alcune screpolature lungo il bordo.

Provenienza:
Fa parte delle collezioni del museo da prima del 1859.

Esposizioni:
Faenza 2003, cat.44.

Bibliografia:
Kondakov 1891; Ballardini 1938; Triolo 1996; Ivanova 2003.

Commento dell’opera:
Il tondino fa parte del servizio che Xanto ha decorato per Jacopo Pesaro, come si può notare dalla presenza dello stemma del casato posto a ore due (per ulteriori informazioni relative a tale servizio si rimanda alla Scheda n.16).
Il soggetto di questa maiolica è ripreso dal Libro XIII delle Metamorfosi di Ovidio: Aci era un giovane pastore molto affascinante, amato dalla Ninfa Galatea, che era a sua volta amata e corteggiata dal ciclope Polifemo, che, conseguentemente alla sua grande gelosia, uccise il giovane pastore schiacciandolo sotto un macigno. Dal suo sangue che sembrava sgorgasse proprio dal masso, la ninfa Galatea diede origine al fiume che prese proprio il nome Aci, e che ha la sorgente nell’Etna. Nel tondino è raffigurato proprio questo episodio: Polifemo sulla sinistra ha appena ucciso Aci con il macigno, e in effetti si vede il giovane uomo riverso a terra al centro della composizione. Al centro della scena sta Amore con una torcia in mano.
Nella riproposizione di questo mito che Xanto offre, è interessante considerare una sua personale rilettura del racconto ovidiano, in quanto, osservando la donna rappresentante la ninfa Galatea, si nota che è essa stessa ad esser trasformata in fonte, in quanto l’acqua sgorga proprio dal suo fianco destro.

[C.G.]