Tondino dell’anno nuovo

Tondino dell'anno nuovo
Tondino dell’anno nuovo

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

TONDINO DELL’ANNO NUOVO

1530

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 22 cm

Milano, Museo del Castello Sforzesco

Iscrizioni:
Sul retro si legge: “f.x.a.r. / i Urbino./ .1530.”
Sul verso, sulla parte anteriore del carro vi è la seguente iscrizione riportata in nero: “.M.D. / XXX / I.”

Note:
Il tondino si presenta in buone condizioni conservative.

Bibliografia:
Petruzzellis-Scherer 1980; Triolo 2000.

Commento dell’opera:
In questo tondino è raffigurata una scena allegorica in cui si vede un putto che traina un carro sul quale stanno in piedi due figure femminili, nude, quella davanti mostrata di profilo mentre l’altra, parzialmente nascosta, è vista in modo frontale. Ad assegnare il titolo di “Carro della poesia”  probabilmente hanno contribuito in larga parte gli attributi che le due donne reggono in mano, in particolar modo la donna della quale non si intravede in volto regge nella mano sinistra un’arpa o una lira, che possono essere gli attributi di Erato o Polimnia (la musa della poesia lirica); mentre alle volte la Grammatica regge in mano un’asticella; però se venisse seguita questa ipotesi nonché identificazione, non si potrebbe fornire una valida spiegazione alle due differenti date riportate sul tondino. Infatti, come si evince dalla nota, sul verso è indicato l’anno 1531, mentre sul retro la data riportata si riferisce al 1530: e in effetti, la critica, a partire da Ballardini (1938) è unanime nel considerare che la scena sia stata eseguita sul volgere del 1530 e che sia allegoria dell’anno che stava arrivando. Gli unici indizi per una lettura di tipo iconologico sono gli oggetti che le due donne tengono nelle mani e il raggio di sole che divide in modo diagonale lo spazio.
Per la composizione Xanto ha utilizzato due diverse stampe: le due donne sono citazione, in controparte, della Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino, mentre l’amorino che sta tirando il carro sul quale stanno in piedi le due fanciulle, è ripreso, anch’esso in controparte, dall’incisione di Gian Giacomo Caraglio raffigurante il Matrimonio di Alessandro e Rossana (Bartsch 28, p. 197, n. 62).
Quanto alla scena raffigurata, considerando che si tratta di un’allegoria, è necessario scioglierla e può venire naturale pensare che si riferisca a qualche avvenimento politico o sociale avvenuto a quell’epoca. Il sole, infatti, è elemento che sta a simboleggiare la verità che illumina ogni cosa, dunque la scena potrebbe essere considerata come un’allegoria della speranza che il nuovo anno faccia luce su un particolare avvenimento avvenuto nell’anno appena trascorso.

[C.G.]