Trionfo di Nettuno e di Venere

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
TRIONFO DI NETTUNO E DI VENERE
1533
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 48 cm
Londra, Wallace Collection
Iscrizioni:
Il retro è decorato con linee concentriche gialle che corrono tutt’intorno al bordo; al centro del piatto vi sono quattro foglie di color blu e nel medesimo colore è riportata tale iscrizione: “M.D.XXXIII / Trionfa qui Nettuno nelle salse ode, / Su le qual gode l’amorosa Stella / Ignuda frà sui figli, e, vaga, e, bella / Vien coronata de fioretti, e, fronde.” / Fra: Xanto.A. / .da Rovigo i / Urbino.”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
A. Joseph • forse nella collezione di Sir Richard Wallace.
Esposizioni:
Londra 2007, cat. 39.
Bibliografia:
Norman, 1976; Triolo 1996; Higgott 2004; Duffy 2005; Mallet 2007
Commento dell’opera:
Al centro di tale composizione ricca di personaggi è raffigurata Venere: la giovane donna dalla lunga chioma bionda che tiene raccolta con la mano sinistra sta in piedi voltando le spalle all’osservatore e tiene poggiato il piede sinistro su una conchiglia (la medesima posa, come pure la creatura marina fantastica che emerge dal pelo dell’acqua proprio davanti a Venere, si ritrova nella coppa con La nascita di Venere del Los Angeles County Museum of Art, per la quale si rimanda alla scheda n. 68). La dea è attorniata da un consesso di divinità marine, si nota infatti alle spalle di Venere Nettuno mentre regge con la mano destra il tridente, vi partecipano poi anche altre divinità non meglio identificate, come pure amorini e delfini. Nel cielo sulla parte sinistra si nota il pianeta Venere, mentre sulla destra sta appeso al ramo di un albero uno scudo araldico: argenteo, diviso in due metà: la metà di sinistra ha cinque barre orizzontali bianche e sei barre orizzontali blu decorate con alcune stelline (sei in quella più in alto, cinque nella seconda, quattro nella terza e così via fino ad una sola stellina nella barra più in basso); il lato sinistro dello stemma è diviso in due parti: in quella sommitale vi è una croce greca bianca su campo blu, mentre la parte inferiore si presenta di color bianco.Lo stemma è da riferire a Laura Gritti, nipote del doge, e a Giacomo Michiel, unitisi in matrimonio nel 1523; si constata dunque in questo piatto sicuramente i vent’anni di anniversario del loro matrimonio, ma anche una sorta di allusione alla marittima della Serenissima.
Cioci nel 1987 ha osservato che sui piatti firmati e datati 1533 e 1534, Xanto ha citato alcuni versi del Petrarca (vedi sonetto XXXIII e XXXIV) e che il pianeta Venere, che si vede appena prima dell’alba, era descritto come l’amorosa stella dal Petrarca nel Trionfo della Fama (vv.10 e segg.). Venere, dea dell’amore, deve essere considerata come l’amorosa stella cui Xanto pensava, e nello specifico riferendosi a Venere stella del mattino.
La figura di Venere è citazione letterale dall’incisione con La nascita di Venere di marco Dente da Raffaello (Bartsch 27, p. 15, n. 323); Nettuno invece è ripreso in controparte dalla stampa con Mercurio porta Psiche all’Olimpo probabilmente di Gian Giacomo Caraglio da Raffaello (Bartsch 28, p. 180, n. 50).
Su gentile concessione della Wallace Collection di Londra.