Venere attaccata da un uomo con la spada mentre due putti con le ali si allontanano

Venere attaccata da un uomo con la spada mentre due putti con le ali si allontanano
Venere attaccata da un uomo con la spada mentre due putti con le ali si allontanano

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

VENERE ATTACCATA DA UN UOMO CON LA SPADA MENTRE DUE PUTTI CON LE ALI SI ALLONTANANO (FORSE UN’ALLEGORIA DEL SACCO DI ROMA)

1527-1531 ca.

COPPA

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 25,9 cm;

Londra, British Museum

Iscrizioni:
Sul retro, in blu: “Vener’ stratiata et il / figliolo i fuga. / nota y/Ø”.

Provenienza:
Appartenuto alla collezione di Ralph Bernal • acquistato in seguito dal Museo.

Venere attaccata da un uomo con la spada mentre due putti con le ali si allontanano - retro
Venere attaccata da un uomo con la spada mentre due putti con le ali si allontanano – retro

Esposizioni:
Londra 1987, cat. 72.

Bibliografia:
Wilson 1987; Cioci 1991; Vossilla 2002; Cioci 2002; Houkjaer; Mallet 2007; Thorntorn e Wilson 2007.

Commento dell’opera:
La coppa qui in esame fa parte dei lavori giovanili di Xanto, probabilmente nei primi tempi in cui si trovava nel Ducato di Urbino, prima di iniziare ad apporre la propria firma per esteso completa anche della città.
Il soggetto è di tipo allegorico, e in effetti rimane tutt’ora di oscura interpretazione; probabilmente è da mettere in relazione con il Sacco di Roma avvenuto proprio nel 1527. I personaggi di questo istoriato sono infatti inserite in un paesaggio fatto di rovine; in primo piano al centro  si vede un uomo nudo piegato che con la mano destra respinge il volto di una fanciulla abbigliata stesa a terra in posizione prona, e con la mano destra si accinge a sferrare un colpo con un pugnale appuntito. Sulla sinistra si allontanano preoccupati due putti, di cui uno alato, quindi forse Cupido.
Per le proprie figure, Xanto ha preso spunto da alcune stampe, in particolar modo la coppia mostrata in posizione centrale è desunta dalla Strage degli Innocenti di Marco Dente di Ravenna da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21).

[C.G.]