Piatto con Calano

1532

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 25,5 cm

San Pietroburgo, The State Hermitage Museum

Iscrizioni:
Sul cartiglio al centro del piatto si legge: “Io ti vedro di corto”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.

Provenienza:
Collezione M. Botkin.
Bibliografia:
Ballardini 1933-1938; Jestaz 1972; Kube 1976; Triolo 1988; Rasmussen 1989; Wilson 1993; Triolo 1996.
Commento dell’opera:
L’episodio qui raffigurato prende il proprio spunto dal Libro I del racconto di Valerio Massimo in cui appunto viene raccontata la storia di Alessandro Magno.
La scena è ambientata in uno spazio urbano delimitato ai lati da due costruzioni architettoniche, in mezzo alle quali si apre un paesaggio con un cielo d’un blu intenso sul quale aleggiano nuvole spiraliformi del tipo di Xanto. Al centro della scena vi è il saggio indiano, Calano, che regge nelle mani il cartiglio con l’iscrizione; egli sta su un altare sul quale ha immolato se stesso sulle fiamme come sacrificio. Ad accorrere concitato e in forte stato confusionale è l’uomo biondo sulla destra con le mani alzate al cielo, probabilmente lo stesso Alessandro. Sulla sinistra, invece, assistono, in piedi, alla scena due figure maschili, vestite con la toga che volgono il loro sguardo non già su Calano, quanto piuttosto dalla direzione opposta, quasi che un qualcosa che all’osservatore rimane sconosciuto, abbia attirato la loro attenzione. Alle loro spalle, appeso alla costruzione sulla sinistra è lo stemma della fiorentina famiglia Pucci (si veda Scheda n.1).
Le due figure sulla sinistra sono citazione dalla stampa con Nettuno che calma la Tempesta meglio conosciuta come Quos Ego di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p.49, n. 352); Calano invece è preso dall’incisione con Davide e Golia di Marcantonio Raimondi da Perin del Vaga, probabilmente da un disegno di Raffaello (Bartsch 26, p. 19, n. 10) infine Alessandro Magno è mutuato dal Rapimento di Elena di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 208, n. 209).

[C.G.]

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