Il mito di Esaco
1534
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26 cm
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia
Iscrizioni:
Sul retro si legge: “1534. / Esaco in smergo nel cascar cangiossi. Nel libro d’Ovidio Met: F.X.A.R. in Urbino”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Acquisto Sangiorgi 1921.
Commento dell’opera:
Per questo piatto da pompa l’Avelli si serve di una fonte di cui fa largo uso: le Metamorfosi di Ovidio. Esaco è il figlio primogenito di re Priamo e della sua prima moglie Arisbe; innamorato della ninfa Esperia, la rincorre nel tentativo di poterla avere, ma malauguratamente la giovane fanciulla viene morsa da un serpente che la fa cadere e conseguentemente morire. Dopo la morte della donna, Esaco non riuscì a darsi pace, pertanto decise la soluzione estrema: si buttò in mare da un’erta rupe.
Le figure dei personaggi sono desunte da alcune stampe che Xanto possedeva nella bottega in cui lavorava, nello specifico le incisioni utilizzate per questo piatto sono: la Morte di Cleopatra di Agostino Veneziano da Raffaello (Bartsch 26, p. 104, n. 198), il Martirio di San Lorenzo di Marcantonio Raimondi da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 135, n. 104), i Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano (Lawner 1984, p. 81) e la stampa con il Sol del Monogrammista I.B. (Bartsch 16, p. 70, n. 14).