La trasformazione delle Ninfe nelle isole Echinadi

1532

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

La trasormazione delle ninfe nelle isole Echinadi

Diametro: 25.9 cm

New York, The Metropolitan Museum of Art

Iscrizioni:
[in blue under the foot] 1532 / Echinadegia Nimphe, hor / Scogli i mare / Nel.IX.L.d.Ovidiometh: / fra : xato A da / Rouigo, i urbi / no

 

Provenienza:
Appartenuto alla collezione di Alfred Israel Pringsheim, Monaco, passato poi a Zurigo (1850-1941) • Venduto presso Sotheby’s, Londra, 09 Luglio 1939, lotto n. 295 • acquistato da Robert Lehman attraverso le Gallerie Goldschmidt, New York, 1939.
Esposizioni:
Deruta 2004, cat. 68.
Bibliografia:
Olga Raggio 1956; Rasmussen 1989; Sannipoli 2004.
Commento dell’opera:
Nuovamente la fonte di Francesco Xanto Avelli è Ovidio con le sue Metamorfosi, ma non il Libro IX come indicato sul retro del piatto, bensì il Libro VIII, in cui appunto viene narrata la storia delle Echinadi: si tratta di quattro ninfe che in un sacrificio di dieci buoi offerto agli dèi dei boschi e delle acque, e fra gli dèi invocati si dimenticarono quello del fiume, ovvero Achelòo, il quale infuriatosi, gonfiò le sue acque e le trascinò nel mare, dove esse si trasformarono in isole che si trovano alla foce del fiume (Achelòo è il nome di un fiume d’Etolia, il più grande della Grecia).
È qui raffigurata una quinta ragazza, che corrisponde quindi ad una quinta isola: si tratta di Perimele, una fanciulla che il dio aveva amato e alla quale aveva rapito la verginità; Ippodamante, il padre di Perimele, irritato contro la figlia, la gettò nel fiume proprio nel momento in cui stava dando alla luce un figlio, e dietro preghiera del suo amante, la giovane fu trasformata in isola da Poseidone.
Per creare le proprie composizioni, Xanto si avvaleva di stampe di cui poteva agilmente disporre all’interno della bottega in cui lavorava, dalle quali trarre i personaggi che poi popolavano i suoi istoriati. In questo caso specifico Francesco Avelli ha riproposto alcuni personaggi del Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247).

[C.G.]

Su gentile concessione del Metropolitan Museum of Art di New York.

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