La trasformazione di Cicno e delle Sorelle di Fetonte
1532
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,9 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art
Iscrizioni:
Sul retro in color blu si legge: “ 1532 / in cigno e, i olmi / de Clymene i figli / Nel.II.L:dOuidioMet: / fra:Xato A / da Rouigo, i / Vrbino”.
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Albert Gérard, Parigi (vendita, Parigi, 18-23 Giugno 1900, lotto n. 233) • Alfred Israel Pringsheim, Monaco, passato poi a Zurigo (1850-1941) • Venduto presso Sotheby’s, Londra, 09 Luglio 1939, lotto n. 295 • acquistato da Robert Lehman attraverso le Gallerie Goldschmidt, New York, 1939.
Bibliografia:
Rasmussen 1989; Triolo 1988; Triolo 1996.
Commento dell’opera:
Questo piatto fa parte dell’importante servizio Pucci (per il quale si rimanda alla Scheda n.1).
Il tema è tratto dal II Libro delle Metamorfosi di Ovidio, ma Francesco Xanto Avelli presenta la grande abilità di riuscire a combinare insieme eventi (le sorelle di Fetonte e il cigno trasformato in uccello) descritti in due capitoli adiacenti seguendo appunto la narrazione, in cui è raccontata la storia di Fetonte e della sua caduta.
Proprio in relazione alla sua caduta è da leggere la raffigurazione inscenata in questo piatto: a sinistra si vede Cicno che viene trasformata in cigno mentre si stava lamentando sulle sponde del Po; e sulla destra, invece, si vedono le altre sorelle di Fetonte, le Eliadi, che i seguito alla caduta del fratello erano in lutto e durante una notte di luna piena furono trasformate in alberi, senza che la loro madre potesse fare nulla.
Per creare le proprie composizioni Xanto ha utilizzato diverse incisioni, infatti la figura di Cigno è desunta dal Martirio di San Lorenzo di Marcantonio Raimondi da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 135, n. 104), le sorelle di Fetonte son riprese da Ercole che sconfigge Acheloo di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 175, n. 48), infine la divinità fluviale è tratta dall’incisione con un Uomo nudo che rincorre una Naiade di Marcantonio Raimondi da un antico bassorilievo (Bartsch 26, p. 223, n. 226).
Su gentile concessione del Metropolitan Museum of Art di New York.