Il sogno di Alcione

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
IL SOGNO DI ALCIONE
1535
COPPA
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,5 cm
Parigi, Musée du Louvre
Iscrizioni:
Sul retro: “1535 / D’Alcyone la visio tremeda / e vera / Fra: X. / R /”.
Provenienza:
Collezione Durand • nelle collezioni del Museo dal 1825.
Bibliografia:
Ballardini 1938; Chompret 1952; Giacomotti 1974.
Commento dell’opera:
Il soggetto dell’opera è stato oggetto di altre due riproposizioni da parte di Xanto, e si rimanda infatti a Scheda n. 250 e n. 251 per la vicenda. La fonte letteraria sebbene non sia riportata sul retro è il testo tanto utilizzato da Avelli: le Metamorfosi di Ovidio.
La scena è ambientata in un interno, si vede infatti Alcione sulla destra, stesa su un letto a baldacchino mentre viene visitata durante il sonno da Giunone, che appare entro un clipeo di nuvole spiraliformi; ad indicare lo stato di Alcione è il giovane che si vede in piedi all’estremità del letto, con un mantello nero dietro la sua figura, e tale personaggio dovrebbe essere inteso come Morfeo; ed è proprio lui ad indicare allo stessa Alcione la nave naufragata di Ceice, suo marito, del quale si riconosce il corpo steso prono sulla sinistra.
Nel proprio metodo di lavoro, Xanto fa un largo impiego di incisioni usate come fonti iconografiche per creare le figure da rappresentare e in effetti Alcione è desunta dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; Ceice sulla sinistra annegato in mare è tratto dal Matrimonio di Alessandro e Rossana di Gian Giacomo Caraglio da Raffaello (Bartsch 28, p. 197, n. 62) ed infine Giunone che si vede emergere da cirri spiraliformi è presa dalla Prudenza di Marcantonio Raimondi.
Su gentile concessione del Museo del Louvre di Parigi.