Ercole e Onfale

Ercole e Onfale
Ercole e Onfale

 

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

ERCOLE E ONFALE (DEIANIRA?)

1527-1530 ca.

COPPA

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 27,1 cm

Baltimora, The Walters Art Museum

Note:
Il piatto si presenta complessivamente in buone condizioni conservative.

Provenienza:
Appartenuto alla collezione di Henry Walters • donato nel 1931 alla Walters Art Gallery.

Bibliografia:
Prentice Von Erdberg e Ross 1952; Mallet 2007.

Commento dell’opera:
Il soggetto di questo piatto è tratto dalle Heroidi  di Ovidio come pure dall’Odissea e Xanto lo ripropone in diverse occasioni. Purtroppo non essendo presente alcuna iscrizione esplicativa, il soggetto è di difficile lettura e l’unico indizio che aiuta la comprensione è la figura di Ercole mostrato seduto con il fuso in mano. L’episodio deve essere letto pertanto come Ercole e Onfale, per la quale Ercole filava il lino con il fuso, spogliandosi della pelle del leone nemeo, suo attributo distintivo. Lo sguardo dell’eroe ed il corpo sono rivolti verso Onfale, regina di Lydia, città della quale si vedono sullo sfondo le mura; a lato della fanciulla si trova un piccolo Cupido.
Il metodo di lavoro di Xanto prevedeva l’uso di stampe da utilizzare come fonti iconografiche per i personaggi che popolavano le sue opere. In questo caso specifico Ercole è ripreso da due incisioni di Marcantonio Raimondi in quanto sembra essere frutto di una rielaborazione mentale del maestro a partire da alcune stampe: le gambe sembrano prese dall’Imperatore seduto di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p. 119, n. 442), mentre il resto del corpo da un’altra stampa di Marcantonio con Due uomini nudi (Bartsch 27, p. 134, n. 464). Per quanto concerne la figura di Ercole è bene fare una breve riflessione in quanto questo personaggio è molto simile alla figura dello stesso personaggio del Victoria and Albert Museum di Londra commentato in Scheda n. 46 come pure della figura commentata in Scheda n. 264; la figura di Onfale è tratta da una dei riquadri che si vedono nella stampa cosiddetta Quos Ego di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p.49, n. 352).

[C.G.]