La morte di Esaco
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LA MORTE DI ESACO
1533
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 27 cm
Parigi, Musée du Louvre
Iscrizioni:
Sul retro: “1533 / Esaco vol morir’/ morta sua donna / Nel XI. Lib d Ovidio .M. / .f.X.A.R. / i Urbino”.
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Appartenuto alla collezione Edme Durand • acquisito dal Museo nel 1825.
Bibliografia:
Giacomotti 1974.
Commento dell’opera:
Come indicato sul retro, il soggetto qui raffigurato è ripreso dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui appunto al Libro XI è narrata la vicenda di Esaco.
In questo piatto, infatti, si vede sulla sinistr Esaco stesso mentre si getta dall’alto di uno sperone roccioso verso Esperia, la sua amata, mostrata stesa per terra, nuda e inerme, adagiata su un drappo; ai piedi della fanciulla il serpente proprio mentre le sta infierendo il morso letale; al lato opposto,sulla destra, si scorge un uomo, vestito con la corazza e l’elmo piumato sul capo, mentre è in fuga nella direzione opposta alla scena. a volare sopra il tragico accadimento è un Cupido con in mano una torcia dalla fiamma viva.
Come in quasi tutta la sua produzione, Xanto fa largo uso delle incisioni, come fonti iconografiche per i propri personaggi: Esaco, infatti, deriva dalla figura di Davide nella stampa con Davide e Golia di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 19, n. 10), come pure dalla medesima incisione deriva il soldato che sta fuggendo sulla destra; Cupido invece è desunto dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247).
Su gentile concessione del Museo del Louvre di Parigi.