Apollo e Dafne

Apollo e Dafne
Apollo e Dafne

Francesco Xanto Avelli

(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

APOLLO E DAFNE

1530 ca.

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro:  26,0 cm;

Glasgow, Glasgow City Council Museum

Iscrizioni:
Sul retro: “Apollo che sua Daph / segue et. Ama. / fabula et hist.”

Note:
Il piatto presenta alcune sbeccature sul bordo ed una perdita di smalto a ore due.

Provenienza:
Parigi, collezione Frédééric Spitzer.

Esposizioni:
Londra 2007.

Apollo e Dafne - retro
Apollo e Dafne – retro

 

Bibliografia:
Molinier 1892; Catalogo della vendita della collezione Spitzer 1893, lotto n. 1082; Rackham 1957; Cioci 1987; Mallet 1988; Cioci 1993; Triolo 1996; Wilson 1996; Triolo 2001; Manara 2002; Mallet 2007.

Commento dell’opera:
La storia, famosissima, è narrata nel Libro I delle Metamorfosi di Ovidio, che racconta che Dafne fu il primo amore di Apollo, che la inseguì finché la fanciulla, per riuscire a sottrarsi ad un suo abbraccio, chiede aiuto a suo padre Peneo, il quale, appunto la trasformò in un albero d’alloro. In tale scena in effetti si vede Apollo, con in mano probabilmente una viella, che sta inseguendo Dafne, ritratta sulla parte destra del piatto còlta mentre si sta trasformando in albero di alloro. Al centro della composizione siede davanti ad un albero dal tronco alquanto largo un uomo anziano con i capelli bianchi pure barba e baffi lunghi e bianchi, identificabile dunque con Peneo, il padre di Dafne, dio del fiume, come si può notare dall’acqua che sgorga dall’anfora sulla quale appoggia la propria mano sinistra.
Appeso all’albero in alto vi è lo stemma non identificato con tre lune crescenti argentee appoggiate tra di loro sul dorso e inserite in uno sfondo blu scuro.
Per creare le proprie figure, Xanto si è avvalso di alcune celebri stampe: la figura di Apollo è ripresa dalla Battaglia tra Romani e Cartaginesi di Marco Dente di Ravenna da Giulio Romano (Bartsch 27, p. 108, n. 420); Dafne è tratta dalla famosa Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53)ed infine il dio del fiume Peneo è citato dall’incisione con Venere sul mare di Marco Dente di Ravenna da Raffaello.

[C.G.]