Giuseppe che fugge dalla moglie di Putifarre
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1486 – Urbino, c. 1542)
GIUSEPPE CHE FUGGE DALLA MOGLIE DI PUTIFARRE
1537
PIATTO LARGO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 45 cm
Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Iscrizioni:
Sul retro: “M.D.XXXVII. Quel Savio che ha le voglie sue modeste / No s’intraugli i quei lacci che fanno / Parer le vite altrui spesso moleste / Fra Xato da Rovigo”.
Sul pavimento dell’edificio si legge: “Felix qui potuit gravis terre rompere vincula”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Collezione Evans Lombe • passato poi alla collezione D’Azeglio • Donazione Carrand.
Bibliografia:
Conti 1971, n. 194; C.R.G. in Paolozzi Strozzi 2004.
Commento dell’opera:
Il soggetto raffigurato in quest’opera della piena maturità artistica di Xanto è ripreso da una fonte sacra, più precisamente dal Genesi, e Xanto lo ripropone anche l’anno seguente, nel 1538, nel piatto conservato al Louvre commentato in Scheda n. 159.
L’iscrizione che si legge sul retro, una terzina, è esplicativa della scena decorata da Xanto, sottolineando l’atteggiamento fedele di Giuseppe, il quale appunto fugge dalle tentazioni di seduzione della moglie di Putifarre che si vede stesa su un triclinio sulla parte sinistra della composizione. Sulla parte opposta, invece, si vede un altro momento della vicenda, ovvero Putifarre che condanna Giuseppe alla prigionia.
Com’è usuale nel metodo di lavoro di Xanto, le figure dei personaggi sono desunte da celebri stampe di cui egli poteva disporre all’interno della bottega in cui lavorava; pertanto Giuseppe che fugge è tratto dall’incisione di medesimo soggetto di Marcantonio Raimondi da Raffaello; la moglie di Putifarre è ripresa dalla Lucrezia assalita da Tarquinio di Enea Vico; il putto è citazione dall’incisione di Marco Dente di Ravenna raffigurante un antico bassorilievo.
Su gentile concessione del Museo Nazionale del Bargello di Firenze.
[C.G.]