I figli di Venere e Putto che porta un cesto di fiori

I figli di Venere e Putto che porta un cesto di fiori
I figli di Venere e Putto che porta un cesto di fiori

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

I FIGLI DI VENERE E PUTTO CHE PORTA UN CESTO DI FIORI

1539-1540 ca.

COPERCHIO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 20 cm

Milano, Museo di Castello Sforzesco

Iscrizioni:
Non sono presenti iscrizioni.

Note:
Si rilevano alcune piccole sbeccature lungo il bordo.

Provenienza:
Probabilmente donazione del conte Giovanni Lucini Passalacqua, 1867.

Bibliografia:
Biscontini Ugolini, Petruzzellis-Scherer 1992; Triolo 2000.

Commento dell’opera:
Si tratta di un coperchio di una scatola oppure di un tagliere di un servizio da puerpera, inserito in una montatura di metallo da specchio basculante. Sebbene non firmato, è un brano ascrivibile a Xanto, in quanto stilisticamente molto vicino ai lavori dell’ultimo capitolo della sua parabola artistica, per la semplicità compositiva, ma soprattutto per l’utilizzo di colori freddi, quali il bruno o il manganese.
I soggetti presentati sono di totale fantasia dell’artista: da un lato, in un paesaggio bucolico, si vedono otto figure, cinque uomini e tre donne, elegantemente abbigliati alla moda contemporanea, còlti in atteggiamento amoroso e di svago, e in effetti alcuni di loro stanno suonando strumenti musicali, come ad esempio la fanciulla al centro intenta a suonare un liuto, mentre l’uomo che le sta accanto, seduto d tre quarti, pizzica le corde di un’arpa; sull’altro lato, in uno sfondo che pare quasi senza alcuna connotazione spaziale perché interamente dipinto d’un color giallo uovo, con in lontananza un paesaggio con montagne e casali, si scorge un putto che porta sulla testa un cesto di fiori e frutta.
La scena dei musici è ripresa dal gruppo centrale che si vede nell’incisione con Pianeta Venere di Gabriele Giolito de’ Ferrari della serie che illustra gli influssi dei Sette Pianeti; il putto che si vede sull’altro lato, invece, è desunto dal Matrimonio di Alessandro e Rossana di Gian Giacomo Caraglio da Raffaello (Bartsch 28, p. 197, n. 62).

[C.G.]