La storia di Procne e Filomena
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LA STORIA DI PROCNE E FILOMELA
1534
TONDINO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 25,5 cm;
Venezia, Museo Correr
Iscrizioni:
Sul retro: “.1534. / De l’onta di The: / reo l’iniquo iditio. / .F.X.A.R. / i Urbino”.
Bibliografia:
Petruzzellis-Scherer 1988.
Commento dell’opera:
Il soggetto qui raffigurato è del tutto particolare, in quanto Xanto lo inscena solamente in un’altra occasione (si faccia riferimento al tondino preso in esame in Scheda n. 367). Si tratta di un episodio narrato al Libro VI delle Metamorfosi di Ovidio, il testo tanto ripreso da Xanto stesso. Procne e Filomela sono due sorelle, figlie di Pandione re d’Atene, il quale si trovava impegnato in una guerra contro il tebano Labdaco, e per sconfiggerlo chiamò in aiuto il tracio Tereo. Grazie a questa alleanza Pandione vinse la guerra e promise in sposa a Tereo la propria figlia Procne; dalla loro unione nacque Iti, ma Tereo si innamorò della propria cognata, di Filomela e la violentò, ma affinché la donna non potesse proferire verbo, le tagliò la lingua; ma la fanciulla si rivelò certamente più astuta, in quanto ricamò la vicenda su una stoffa. Procne venne dunque a conoscenza dell’episodio e decise di punire il marito infedele, uccidendo Iti: lo fece bollire e lo servì come pasto a Tereo. Ed è proprio questo momento che viene mostrato da Xanto in questo tondino: Tereo ha già finito il pasto e sul piatto si vede la testa di Iti che Procne gli ha servito quando egli ebbe finito la carne. Sulla destra si vedono le due sorelle mentre si apprestano a fuggire.
Le figure di questa composizione sono desunte da diverse incisioni, nello specifico Tereo è ripreso dalla Battagli col coltellaccio di Marcantonio Raimondi da Raffaello o Giulio Romano (Bartsch 26, p. 210, n. 211); mentre le due fanciulle sono citate dalla celebre Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53).