Leucothoe sepolta viva
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LEUCOTHOE SEPOLTA VIVA
1531
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 28 cm
Roma, collezione privata
Iscrizioni:
Sul retro, in nero: “1531. / La Vergine Vestal / Sottratta viva. / .historia. / Fra: Xato, Ave: / Rovigiese, i Urbi / no pi:”. Sono presenti inoltre alcune decorazioni, simili a dei ramoscelli, a lustro.
Provenienza:
Appartenuto alla collezione Altomani.
Esposizioni:
Gubbio 1998, cat. 16.
Bibliografia:
Catalogo della vendita Sotheby’s, Londra 17 Marzo 1982, lotto 40; Cioci 1995; Fiocco e Gherardi 1998.
Commento dell’opera:
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare facendo riferimento al titolo, non si tratta della raffigurazione dell’episodio del seppellimento di Leucothoe, la fanciulla amata da Apollo. Si tratta piuttosto di una scena di tipo allegorico, che va connessa al clima politico dell’epoca, e più specificatamente all’appoggio dato da Xanto al duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, il quale portava avanti una politica filo-imperiale e quindi anti-papale. La vestale, in questo caso, diviene dunque allegoria della città di Roma, sotterrata per ordine dell’Imperatore Carlo V. nel piatto si vede infatti una vergine vestale mentre viene sotterrata viva da un giovane, proprio seguendo le indicazioni di un uomo in abiti orientali mostrato sulla destra; a sinistra, invece, si vede un uomo in piedi di spalle mentre volge il capo al lato opposto e col braccio destro fa un gesto come se non volesse assistere a tale scena.
I personaggi qui rappresentati sono desunti da alcune incisioni, in particolar modo la vergine vestale è ripresa dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; l’uomo in abiti orientali è tratto, in controparte, dalla stampa con Cristo nella casa di Simone il Fariseo di Marcantonio Raimondi (Bartsch 26, p. 37, n. 23); l’uomo sulla sinistra è citato dalla Quos Ego di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p.49, n. 352); infine l’amorino deriva dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247).