Romolo e Remo allattati dalla lupa
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
ROMOLO E REMO ALLATTATI DALLA LUPA
1533
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,5 cm
Londra, British Museum
Iscrizioni:
Sul retro: “.1533. / De Marte i figli / alla pietosa lupa- / Nel. XLIII. Lib: de Trogo Ponpeio. / .fran: Xanto / .A. da Rovigo / in Urbino.” Si legge inoltre un segno “N” in lustro.
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Forse appartenuto alla collezione Baron di Parigi.
Esposizioni:
Londra 1987, cat. 76; Londra 2007, cat. 43.
Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione Préaux, Parigi, 9-11 Gennaio 1850, lotto n. 178; Wilson 1987; Holcroft 1988; Syson e Thornton 2001; Thorntorn e Wilson 2007; Mallet 2007.
Commento dell’opera:
Il soggetto del piatto è facilmente comprensibile: mostra infatti al centro due bambini, Romolo e Remo, sono allattati dalla lupa; sulla sinistra si vede di spalle un uomo incedere verso la lupa mentre regge tra le mani due bambini in fasce; la destra della composizione è occupata da una figura maschile nuda, coperta sulle spalle da un mantello rosso rubino, con un’anfora sulla spalla sinistra dalla quale sgorga un flusso d’acqua che va a formare il fiume, il Tevere ovviamente, che attraversa tutto il primo piano della composizione stessa. Sullo sfondo si vedono costruzioni architettoniche di una città, e a delimitare lo spazio in cui avviene la scena, vi sono due alberi, uno centrale dietro la lupa ed un altro sulla sinistra, proprio su questo si scorge, arrampicato fra i rami, un orso nero con attorno al collo un serpente di color verde scuro.
Com’è usuale per Xanto, le figure sono frutto di rimeditazioni su alcune stampe che fungono dunque come fonti iconografiche, infatti la figura dell’uomo che porta i due bambini in fasce è ripresa, in controparte, dai Modi di Marcantonio Raimondi da Giulio Romano; la lupa, invece, sembra essere ripresa da una scultura antica; infine la personificazione del Tevere sembrerebbe desunta da Gian Giacomo Caraglio.