Le disgrazie dell’Italia
Francesco Xanto Avelli (attribuito con riserva)
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
LE DISGRAZIE DELL’ITALIA
1531
COPPA
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 24 cm
Parigi, Museo del Louvre
Iscrizioni:
Sul retro è riportata in blu la seguente iscrizione: “1531 / fra larmeelfv / ocostei dal / .XX. al .XXX. / .Italia.”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Dalla collezione Campana
Esposizioni:
Deruta 2004, cat. 66
Bibliografia:
Giacomotti 1974; Mallet 1979; Cioci 1987; Cioci 2003; Sannipoli 2004.
Commento dell’opera:
Si tratta in questo caso di un soggetto allegorico, che generalmente viene collegato al Sacco di Roma del 1527 e dunque a Francesco Maria della Rovere, tematica varie volte ripresa da Xanto proprio in quel giro d’anni a cavallo tra terzo e quarto decennio del XVI secolo; Xanto nelle maioliche aventi tali tematiche prende apertamente le difese del proprio signore, dichiarando di conseguenza la sua posizione anti-papale, dunque filo-imperiale.
In un contesto architettonico di tipo classico con una esedra a scomparti marmorei delimitata da lesene laterali alle cui basi stanno un arco (su quella di sinistra) e una faretra piena di frecce (su quella di destra), è raffigurata una donna coperta da un manto blu nella sola parte inferiore del corpo accovacciata e piangente sul corpo di un bambino morto adagiato sulle sue cosce e che tiene in modo protettivo con il braccio destro. Sulla parte sommitale volano due amorini: quello di sinistra regge in mano una spada, che sta a simboleggiare “l’arme”, mentre quello di destra tiene in mano due fiaccole, ovvero “el fuoco”. In alto vi è uno stemma d’oro con una banda color blu sulla quale è disegnata una stella dorata entro due crescenti argentei, ai lati dello stemma, sulla superficie concava dell’esedra, sono riportate le sue iniziali, F e P, che però a tutt’oggi non sono state identificate.
Per questa composizione Xanto si è avvalso dell’aiuto di alcune stampe coeve che circolavano ampiamente all’epoca: per la figura della donna, rappresentante l’Italia, si è rifatto ad una delle madri addolorate della Strage degli Innocenti di Marco Dente di Ravenna da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21); mentre gli amorini svolazzanti in alto sono ripresi dall’incisione di Marcantonio Raimondi da Raffaello raffigurante il Parnaso (Bartsch 26, p. 244, n. 247).
Su gentile concessione del Museo del Louvre di Parigi.