Apollo e Dafne
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
APOLLO E DAFNE
1538
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 25,7 cm;
Rotterdam, Boyman Van Beuningen Museum
Iscrizioni:
Sul retro sono presenti decorazioni in lustro ed in blu l’iscrizione: “.1538. Fuggie dal biodo Apollo / Daphne getile..X.”
Provenienza:
Donazione di J.W. Frederiks.
Bibliografia:
Vreeken 1994.
Commento dell’opera:
Il soggetto di questo piatto ascrivibile all’ultimo capitolo della parabola artistica di Francesco Avelli, come testimonia, oltre la puntuale indicazione dell’anno di esecuzione posto sul retro,anche il modo di firmarsi del maestro, il quale in questa fase era solito utilizzare solamente una “X”.
Il mito di Apollo e Dafne, il primo narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, è stato già qualche anno prima oggetto dell’interesse di Xanto, come testimonia del resto il piatto di Glasgow commentato in Scheda n. 205, alla quale si rimanda.
Vengono considerate invece in questa sede le fonti iconografiche, ovvero le stampe che il maestro ha utilizzato mediante la tecnica dello spolvero: la figura di Apollo è ripresa dalla Battaglia tra Romani e Cartaginesi di Marco Dente di Ravenna da Giulio Romano (Bartsch 27, p. 108, n. 420); Dafne è tratta dalla famosa Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53) ed infine il dio del fiume Peneo è citato dall’incisione con Venere sul mare di Marco Dente di Ravenna da Raffaello.