Dioniso il tiranno (La spada di Damocle)

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

DIONISO IL TIRANNO (LA SPADA DI DAMOCLE)

1536

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 24,4 cm

Lione, Musée des Arts Décoratifs

Iscrizioni:
Sul retro, in blu scuro: “1536. / L’inquieta vita dil / Tira Dionigi. / .F.Xa: / .R.”

Note:
In generale il piatto si presenta in buone condizioni conservative, tranne che per un piccolo cratere che si vede a ore 12.

Provenienza:
Donazione Paul Gillet 1960.

Bibliografia:
Giacomotti 1962; Rondot 1994; Fiocco et altri 2001.

Commento dell’opera:
In questa maiolica è raffigurata una leggenda antica assai popolare al tempo di Xanto. Damocle, cortigiano del tiranno Dionigi di Siracusa, celebre per la sua ricerca di pace e felicità che comporta il potere politico, siede ad una tavola imbandita, mentre due giovani servitori gli servono pietanze e vino. Di fronte a Damocle, sulla parte sinistra della composizione, sta in piedi Dionigi, il quale, augurandosi che Damocle comprendesse che tale stabilità è in realtà effimera, gli concede di vivere una giornata da re. Nel corso di un banchetto, egli fa sospendere sopra la testa di Damocle una pesante spada, attaccata ad un solo crine di cavallo. Il povero Damocle la osserva con immensa paura; mentre il tiranno, sulla sinistra,proprio dirimpetto a lui, sembra quasi divertirsi e compiacersi di tale metafora, che si è rivelata efficace per spiegare il pericolo costante e quotidiano che deve affrontare colui che detiene il potere.
Per creare la propria composizione, Xanto ha utilizzato diverse incisioni come fonti iconografiche, nello specifico la coppia di servitori è ripresa, in controparte, dalla stampa Quos Ego di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p.49, n. 352); la figura di Damocle è citazione dalla Scuola di un filosofo antico di Gian Giacomo Caraglio (Bartsch 28, p. 192, n. 57) ed infine Diogene sembra sia tratta dalla Storia di Psiche di Agostino Veneziano da Raffaello.

[C.G.]