Esaco ed Esperia

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

ESACO ED ESPERIA

1537

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26,0 cm;

Detroit, Detroit Institute of Art

Iscrizioni:
Sul retro mancano alcune piccole porzioni dell’iscrizione, ma si legge: “.1537. / Dal sasso i le sals’ / ode Esaco gittasi. / F.X. / R.”

Bibliografia:
Triolo 1988.

Commento dell’opera:
La storia di Esaco ed Esperia è narrata alla fine del Libro XI delle Metamorfosi di Ovidio, ed è già stata trattata da Xanto (si veda Scheda n. 191). La scena si svolge in un paesaggio, delimitato a sinistra da uno sperone roccioso e a destra da un albero, al centro, in lontananza si scorgono alcune abitazioni cittadine. Sul lato sinistro del tondino, proprio davanti all’altura, siede inerme Esperia, coperta da un panno solo nella parte inferiore del corpo, la sua condizione di senza vita è facilmente comprensibile dalla posizione del braccio destro ma soprattutto dal serpente che si vede proprio ai suoi piedi; sopra la giovane fanciulla, dall’alto della collinetta, si è appena buttato Esaco. L’evento tragico è ossevrato dagli altri due personaggi del tondino: all’estrema destra appare un uomo anziano dalla lunga barba bianca avvolto in un mantello, mentre al centro, rivolto di spalle e nell’atto di prestare attenzione al gesto estremo di Esaco,è rappresentato un ragazzo abbigliato alla moda del tempo mentre regge nella mano destra un piccolo bastone.
Per creare la propria composizione Xanto ha fatto uso di alcune stampe, ed in particolar modo la figura di Esperia è ripresa in controparte dall’incisione raffigurante Cleopatra di Agostino Veneziano da Raffaello (Bartsch 26, p. 104, n. 198); il putto centrale anch’esso è ripreso in controparte dalla Danza di Cupidi di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 215, n. 217); infine l’anziano barbuto e canuto è preso dall’uomo in basso a destra che si vede nel Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247).

[C.G.]

Su gentile concessione del Detroit Institute of Arts, di Detroit.