Frisso fugge sull’ariete e lo sacrifica a Marte sulla Colchide
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
FRISSO FUGGE SULL’ARIETE E LO SACRIFICA A MARTE SULLA COLCHIDE
1526-1528 ca.
TONDINO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26,9 cm
Oxford, The Ashmolean Museum
Iscrizioni:
Sul retro, in blu: “Come phrixo / Sacrificho il motone / a marte. y/Ø”.
Note:
Il tondino presenta una lieve screpolatura orizzontale che da ore nove va verso il centro.
Provenienza:
Collezione Henry Pfungst (?); Collezione Basil Barlow, che lo donò al museo.
Esposizioni:
Londra 2007.
Bibliografia:
Mallet 2004; Mallet 2007.
Commento dell’opera:
In primo piano sulla sinistra si vede Frisso, figlio del re di Beozia, Atamante, e della dea delle nubi figlia di Zeus, Nefele, nell’atto di inginocchiarsi sull’isola di Colchide per sacrificare il montone dal vello d’oro a Marte. In alto, sulla destra, è raffigurato Marte mentre scende dal cielo proprio per accettare tale dono; invece, più sotto, in primo piano, vi è Marte mentre sta appendendo il vello d’oro ad un albero. Sullo sfondo si vede in lontananza un’isola con la particolarità d’avere un arco naturale.
La figura di Frisso è citazione dall’incisione di Marco Dente di Ravenna con il Sacrificio di Noè VEDI BARTSCH 26.
La fonte letteraria è rintracciabile nelle Metamorfosi di Ovidio al Libro VII, nella lettura che ne ha dato lo Zuppino nel 1522. La storia narra che il re Atamante aveva due figli: Frisso ed Elle, cui Nefele, la loro madre, donò un ariete con il vello d’oro dicendo lor di cavalcarlo senza aver paura. Mentre stavano attraversando il mare Elle cadde in acqua e anngò; non appena raggiunta l’isola di Colchide, Frisso sacrificò dunque tale ariete a Marte, che, soddisfatto, prese il vello e lo appese ad un albero.