La leggenda di Pico

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

LA LEGGENDA DI PICO

1532

TAGLIERE

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 27 cm;

Ubicazione sconosciuta.

Iscrizioni:
Sul retro: “.1532. / D’il Sol la figlia, & / Pico il porco trancia. / Nel XIIII. Libro di’ Ovidio Meth: / .f.Xanto.A. / Rovigiese, i Urbino.”

Bibliografia:
Catalogo della vendita, Semenzato, Venezia 31 Gennaio 1993, lotto n. 201.

Commento dell’opera:
La fonte letteraria di questo piatto è quella maggiormente usata da Xanto, le Metamorfosi di Ovidio, in cui, come recita l’iscrizione, nel Libro XIV viene narrata la vicenda di Pico, il quale scoperto un giorno da Circe, questa se ne innamora perdutamente, ma senza ricevere risposta in quanto il celebre re laziale era fedele e molto innamorato della bella ninfa Canente. Circe, dunque, per allontanarlo dai suoi accompagnatori durante una battuta di caccia, lo trasforma in cinghiale.
Per costruire la propria composizione Xanto ha fatto uso di alcune stampe funzionali come fonti iconografiche; infatti il cavallo deriva dalla Battaglia tra Romani e Cartaginesi di Marco Dente di Ravenna da Raffaello o Giulio Romano (Bartsch 27, p. 108, n. 420); invece Circe è desunta, in controparte, dalla fanciulla all’estrema destra nella Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53).

[C.G.]