Dedalo e Icaro

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

DEDALO E ICARO

1529-1530 ca.

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26,0 cm;

Ubicazione sconosciuta

Iscrizioni:
Sul retro: “Dedalo ch’al gra volo il figliuol perde. fabula”

Provenienza:
Collezione Bodimer • Londra, Collezione Cyril Humphris.

Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione Bodimer, Sotheby’s, Londra, 03 Novembre 1970, lotto n. 49; Catalogo della vendita della collezione Cyril Humphris, Londra 1975; Triolo 1996.

Commento dell’opera:
La fonte letteraria per questo piatto, come si può già facilmente immaginare, è il Libro IX delle Metamorfosi di Ovidio, in cui appunto è narrata la celebre storia di Dedalo e Icaro, padre e figlio, che per riuscire a liberarsi ed uscire dal labirinto ove furono rinchiusi da Minosse, riuscirono a costruire due paia di ali e fuggire via. In questa maiolica, la scena è rappresentata in un paesaggio, con un fiume in primo piano, che ha origine dall’urna di un dio del fiume, raffigurato nudo, dal corpo possente, seduto sulla destra. A destra, un po’ più in alto, si trova la figura di Dedalo, mostrato proprio a mezz’aria, afferrando la parte inferiore delle sue ali. Suo figlio Icaro è ritratto come un fanciullo dotato anch’egli di un paio simile di ali, mostrato però mentre sta cadendo giù verso la terra. Il centro della composizione è occupato da un consistente sperone roccioso, sul quale è appeso lo stemma non ancora identificato con le tre lune crescenti argentee su sfondo oltremarino.
Per creare le proprie figure, Xanto ha fatto uso di alcune incisioni, in particolar modo la divinità fluviale è ripresa dal Martirio di San Lorenzo di Marcantonio Raimondi da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 135, n. 104); mentre Icaro è citato dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247); e purtroppo per Dedalo non è ancora stata rintracciata quale sia la fonte iconografica.

[C.G.]