Firenze offesa
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
FIRENZE OFFESA
1534
PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 26 cm
San Pietroburgo, The State Hermitage Museum
Iscrizioni:
Sul retro è presente una scritta in blu: “1534 / Dal proprio. Figlio fue / Fiorenza offesa / in Urbino”.
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.
Provenienza:
Già nella collezione M.P. Botkin• passato nel 1920 nelle collezioni del Museo Statale dell’Ermitage.
Esposizioni:
Faenza 2003
Bibliografia:
Botkin 1911; Ballardini 1938; Kube 1976; Join-Dieterle 1984; Francesco Xanto Avelli 1988 (atti del convegno); Cioci 1987; Ivanova 2003.
Commento dell’opera:
La tematica di questo piatto è di tipo politico, dunque in modo allegorico viene rappresentata la città di Firenze nelle sembianze di una donna coperta nella parte inferiore del corpo da un manto di color ottanio seduta su un basamento lapideo al centro della composizione con un tronco d’albero alle spalle, mentre appoggia la sua mano destra su un giglio (stemma della città in questione) posto ai suoi piedi e nella mano sinistra regge una lancia spezzata. Ai piedi della donna nel centro e in primo piano della composizione vi è un fiume, che va identificato con il fiume Arno. A sinistra della donna vi è un guerriero che impugna uno scudo nella mano sinistra e nella destra una spada, che sta appunto per colpire la donna; ai piedi di tale vigorosa figura maschile sono presenti due chiavi, una di color oro l’altra di color blu, appoggiate l’una sopra l’altra, e sono le chiavi della città di Firenze; ulteriore indizio che si tratti della città di Firenze è il pallone, emblema della famiglia Medici, posto sopra il capo di questo guerriero. Alla destra della donna vi sono altre tre figure: si riconosce immediatamente un putto, mentre le altre due sarebbero un uomo e una donna, raffigurati coperti da mantelli, per l’uomo di color arancione e per la donna blu appoggiato sopra un abito di color marrone, la donna indossa inoltre un velo di color nero; entrambe queste figure sono presentate ricurve, e probabilmente sono nell’atto di piangere, come in fondo viene colto il putto.
Per l’identificazione del soggetto trattato esistono diverse posizioni ed ipotesi: Kube (1976) sostiene che, riferendosi anche all’iscrizione apposta sul retro, si tratti del tradimento di Malatesta Baglioni che nel 1530 consegnò la città di Firenze alle truppe di Carlo V e di papa Clemente VII; mentre Cioci (1987) sostiene che Malatesta Baglioni fosse un mercenario al soldo della città di Perugia, dunque non un cittadino fiorentino, di conseguenza l’interpretazione diverrebbe del tutto fuori luogo. Potrebbe trattarsi del ritorno della signoria medicea nella città toscana grazie all’azione politica di Carlo V.
La figura del guerriero, dunque di Carlo V, è tratta dall’incisione di Marco Dente di Ravenna raffigurante la Strage degli Innocenti da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21). Interessante è notare che le due figure poste sulla sinistra del piatto sono puntuale citazione da un’altra maiolica dello stesso Avelli raffigurante la Morte di Cleopatra ora a Monaco nella collezione Pringsheim (Ballardini 1938 n.37 cat.40).