Venere e Cupido
Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)
VENERE E CUPIDO
1529 ca.
FRAMMENTO DI UN PIATTO
Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)
Diametro: 16,5 cm
Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Iscrizioni:
Sul retro: “Nosce te ipsum. F.L.R.”
Note:
Si tratta di un frammento rotto in quattro pezzi.
Provenienza:
Appartenuto alle collezioni granducali.
Bibliografia:
Conti 1971.
Commento dell’opera:
Questo frammento di un piatto è ascrivibile ad un periodo iniziale della parabola artistica di Xanto e avrebbe dovuto raffigurare un soggetto tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui al Libro X viene narrata la vicenda di Venere Atalanta quando viene consigliata da Apollo di fuggire le nozze e ritirarsi a vivere nei boschi.
La figura di Venere sembra essere il risultato di un processo di composizione di due personaggi che popolano due diverse stampe, nello specifico la parte inferiore del corpo è desunto dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247), mentre la parte superiore è ripresa dal Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 242, n. 245).
Il frammento qui oggetto di analisi riporta la firma consistente nel monogramma “F.L.R.” e la critica è ormai unanime ad intendere questo maestro non un anonimo, bensì proprio Francesco Avelli da Rovigo.
Su gentile concessione del Museo Nazionale del Bargello di Firenze.
[C.G.]