Aurora e Cefalo

Francesco Xanto Avelli
(Rovigo, c. 1487 – Urbino, c. 1542)

AURORA E CEFALO

1532 ca.

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 20,0 cm;

Pesaro, Museo delle Ceramiche

Iscrizioni:
Sul retro: “de aurora e / Ciefallo”.

Note:
La vernice gialla che colorava il bordo è quasi completamente perduta.

Provenienza:
Pesaro, collezione Domenico Mazza • Pesaro, Collezione dell’Ospizio dei Cronici ed Invalidi • Pesaro, Collezione Municipale.

Bibliografia:
Vanzolini 1879; Molinier 1883; Antaldi Santinelli 1897; Sciava 1926; Polidori 1956; Mancini Dalla Chiara 1979; Triolo 1996; Mallet 2007 (fig.22-23).

Commento dell’opera:
La fonte letteraria per questo soggetto è quel testo davvero particolarmente utilizzato da Xanto, ovvero le Metamorfosi di Ovidio in cui al Libro VII è narrata appunto la storia di Cefalo. Le figure prendono posto in un paesaggio aperto; alla sinistra si vede una donna, mostrata di profilo, inginocchiata e con il mento appoggiato sulla mano sinistra, il corpo parzialmente velato da un mantello color blu oltremarino, identificabile, grazie anche all’aiuto dell’iscrizione, con Aurora; sopra di lei vola Cupido mentre sta stendendo un velo bianco con entrambe le mani. Dalla parte opposta, dunque sulla destra, si vede una figura  di un giovane ragazzo mostrata di spalle, e una spada legata alla cintola della tunica. Al centro campeggia lo stemma della famiglia Leonardi di Pesaro (si faccia riferimento alla Scheda n. 200).
Le figure dei protagonisti sono riprese da stampe che Xanto conosceva bene, in particolar modo la figura dell’Aurora è ripresa dalla Contesa tra le Muse e le Pieridi di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino (Bartsch 28, p. 186, n. 53); Cefalo invece è preso dall’incisione con Davide e Golia di Marcantonio Raimondi da Perin del Vaga (Bartsch 26, p. 19, n. 10); infine Cupido è tratto dal Parnaso di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 26, p. 244, n. 247).

[C.G.]