Le tre Grazie

1525

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 30,5 cm

Londra, Victoria and Albert Museum

Iscrizioni:
Il retro si presenta assai lavorato: il bordo è decorato con un motivo a zig zag in lustro; anche il centro del piatto presenta motivi fogliacei in lustro, e sempre in lustro rosso è riportato il marchio di bottega “1525 / M°. G°.”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative, tranne che per alcune sbeccature presenti sul bordo.

Provenienza:
Registrato a Roma nel 1849 • nel 1851 acquistato da Roussel • successivamente passato a Lord Amherst of Hackney • venduto a suo zio Andrew Fountaine • acquistato nel 1884 da Beckett Denison • e l’anno seguente acquistato da Whitehead • infine passato alla collezione del Victoria and Albert Museum.
Esposizioni:
Londra 2007, cat. 9.; Deruta 2004
Bibliografia:
Delange 1853; Waring 1858; Darcel e Delange 1867-1869; Catalogo della vendita della collezione Fountaine 1884, lotto n. 372; Catalogo della vendita della collezione Beckett Denison, Christie’s Londra, 06 Giugno 1885, lotto n. 804; Rackham 1940; Fiocco e Gherardi 1989; Mallet 2004; Mallet 2007.

Commento dell’opera:
Il soggetto di questo piatto è facilmente identificabile: raffigura infatti le Tre Grazie, figlie di Giove ed Eurinome, nude in piedi, le due esterne frontali e quella centrale vista di spalle, con le braccia sulle spalle dell’altra, e nell’altra mano reggono dei frutti rotondeggianti d’un color arancio scuro, che non sembrano essere il tipico pomo di Venere, quanto piuttosto si tratterebbe di melangoli, una varietà ormai scomparsa di agrumi, una varietà amara dell’arancia, frutto utilizzato da artisti contemporanei a Xanto come geroglifico dell’amore inteso in senso cortese. Ad entrambi i lati delle tre fanciulle sono posti due pilastri sui quali sono adagiate su ognuno un’urna dalla quale sgorga dell’acqua, dunque sono da intendere come sorgenti.
Per creare le proprie composizione Xanto utilizzava alcune stampe che a quanto pare conosceva molto bene, dunque deducendone un possesso all’interno della bottega in cui operava; le tre fanciulle proposte in questa sede sono letteralmente riprese dall’incisione con le Tre Grazie di Marcantonio Raimondi riprese a loro volta da un antico bassorilievo di età ellenistica (Bartsch 27, p. 35, n. 340).

[C.G.]

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