Atteone tramutato da Diana in cervo

1533

PIATTO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26 cm

Londra, Victoria and Albert Museum

Iscrizioni:
Il retro si presenta decorato con motivi fogliacei a lustro; all’interno del piedino, in blu è scritto: “.1533. / il misero Atteon con / verso in cervo. / Nel. III .L. de Ovidio. M. / fra Xanto A. / da Rovigo in / Urbino”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.

Provenienza:
Già nella collezione Fountaine • ereditato da George Salting nel 1910
Esposizioni:
Londra 2007, cat. 45.

Bibliografia:
Catalogo della vendita della collezione Fountaine 1884, lotto n. 327; Rackham 1940; Mallet 2007.

Commento dell’opera:
Il soggetto di questo piatto è tratto da uno dei testi più amati da Xanto: le Metamorfosi di Ovidio, in cui si ritrova narrato il mito di Atteone al Libro III. Atteone, figlio di Aristeo e di Autonoe, fu allevato dal centauro Chirone, che fu proprio lui ad insegnargli l’arte della caccia. Un giorno mentre stava praticando la sua attività, s’imbatté in Diana mentre stava facendo il bagno ad una fonte insieme alle sue ninfe. La dea si alterò fino a trasformarlo in un cervo e rendendo furiosi i cani della muta di Atteone stesso, aizzandoli contro di lui, i quali non riconoscendolo, lo divorarono e successivamente vagarono, invano, per la foresta alla ricerca del loro padrone, ululando per la disperazione. Nel piatto, infatti, si vede sulla destra Diana insieme alle sue ninfe mentre sono immerse nella fontecon l’acqua fino alle ginocchia; sullasinistra invece è raffigurato Atteone con già la testa di cervo, mentre due suoi cani gli stanno già dando la caccia; al centro, in secondo piano su un’altura rocciosa si scorge Cupido disperato e piangente mentre tiene il proprio volto tra le mani.
Le figure sono tutte citazioni da stampe che circolavano all’epoca: Atteone (testa a parte) è ripreso da un lanciere raffigurato nell’incisione di Marco Dente di Ravenna da Raffaello o Giulio Romano con la Scena di battaglia (Bartsch 26, p. 210, n. 211); mentre le ninfe di Diana sono citate dalla stampa di Gian Giacomo Caraglio da Rosso Fiorentino con la Contesa tra le Muse e le Pieridi (Bartsch 28, p. 186, n. 53); infine la figura di Cupido è mutuata dalla Cleopatra di Agostino Veneziano (Bartsch 26, p. 104, n. 198).

[C.G.]

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