La discesa all’ Ade di Orfeo

1532

TONDINO

Ceramica, maiolica, (cotto porcellanato)

Diametro: 26,5 cm

Londra, Wallace Collection

Iscrizioni:
Il retro è decorato con motivi di rami e foglie a spirale in oro, nel centro, in inchiostro blu scuro, si legge: “.1532. / Alla Caronthea Cimba arri / va Orpheo / Nel .XL. d Ovidio Met: / fra Xanto A da Rovigo, in / Urbino.”
Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative.

Provenienza:
Appartenuto nella collezione di Pourtalès-Gorgier o forse Basilewsky• passato poi alla collezione del principe Napoleon
Bibliografia:
Bethnal Green 1872-1875; Ballardini 1938; Norman 1976
Commento dell’opera:
Il soggetto è ripreso da una fonte largamente utilizzata dall’Avelli: le Metamorfosi di Ovidio, ma leggendo l’iscrizione ci si accorge che il maestro ha erroneamente indicato il Libro XL al posto del Libro XI in cui appunto viene narrata la storia di Orfeo. Il famoso poeta della Tracia, disperato per la morte della tanto amata moglie Euridice, decise di scendere nell’Ade con la speranza di riuscire a liberarla; ma non riesce nell’impresa perché non resiste dal voltarsi verso l’amata prima di arrivare nel mondo dei vivi, accordo preso con Plutone, dio degli inferi. Nel tondino è raffigurato il momento preciso in cui Orfeo, con la lira, scende agli inferi e si riconoscono infatti Caronte, il traghettatore dell’Ade, e Cerbero, il guardiano con le tre teste di cane; l’unica figura ancora dubbia è l’uomo con la testa di gru.

[C.G.]

Su gentile concessione della Wallace Collection di Londra.

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