La storia di Enea

LA STORIA DI ENEA

La Storia di Enea
La Storia di Enea

1532

PIATTO

Ceramica, maiolica (cotto porcellanato)

Diametro: 29,5 cm

New York, The Metropolitan Museum of Art

Iscrizioni:
Sul verso, a ore 12 è presente lo stemma della famiglia Pucci recante un moro di profilo con una fascia bianca sulla fronte sulla quale sono impressi tre martelli, simbolo dell’antico mestiere della famiglia.
Sul retro, nella zona centrale, tra decorazioni lustrate di color giallo,è presente un’iscrizione di color blu: “1532 / Enea, d Polidor giunto / al sepulcro. / Nel .III. Libro de l’Eneida .V. / fra: Xanto .A. / da Rovigo, i / Vrbino.”

La Storia di Enea
La Storia di Enea

Note:
Il piatto si presenta in buone condizioni conservative, anche se si notano alcune sbeccature lungo il bordo.

Provenienza:
Di proprietà Pasolini Dall’Onda, Faenza nel 1852 • passato poi al Barone Gustave de Rothschild, Parigi • ereditato nel 1941 dal Barone Henri Lambert, Bruxelles • ereditato successivamente dalla Baronessa Lambert di Bruxelles e passato poi a New York • acquistato nel 1941 da Robert Lehman, lotto n. 73.

Bibliografia:
Frati 1852; Ballardini 1938; Chompret 1949; Raggio1956; Szabo 1975; Hibbard 1980; Ravanelli Guidotti 1985; Triolo 1988; Rasmussen 1989; Triolo 1992; Wilson 1993; Triolo 1996; Bojani 1998.

Commento dell’opera:
Questo piatto faceva parte del servizio da portata creato per la famiglia Pucci di Firenze (per il quale si rimanda alla Scheda n.1), prodotto tra il 1532 e il 1533 e, con buone probabilità, fu proprio la commissione principale affidata a Francesco Xanto Avelli, ed inoltre, senza dubbio alcuno, è il più famoso servizio istoriato di primo Cinquecento.
Come è prassi nel maestro, viene citata sul retro la fonte per interpretare correttamente la scena rappresentata: si fa riferimento, dunque, al Libro III dell’Eneide di Virgilio, in particolar modo al momento in cui Enea e i suoi compagni, appena sbarcati (in fuga da Troia, erano alla ricerca di un luogo che li potesse ospitare), si trovano nei pressi della tomba di Polidoro.
Secondo Virgilio, Polimestore seppellì Polidoro sulla costa della Tracia; e nel momento in cui Enea approda nel paese e taglia dei ramoscelli agli alberi che crescevano sulla tomba (per decorare l’altare sul quale offrire sacrifici), si accorge che dagli stessi rami agorgavano gocce di sangue; uscì dunque una voce, dello stesso Polidoro, il più giovane dei figli di Priamo, che gli riferì che lì vi era la tomba di Polidoro e che quegli alberi erano nati dai giavellotti che lo avevano trafitto e gli consigliò inoltre di abbandonare il progetto di fondare una città in quel luogo maledetto. Enea, dunque, tributò i dovuti onori al fanciullo assassinato e abbandonò il paese.
Le iniziali “S P” che si leggono sulla tomba sono da sciogliere con sepulcrum Polidori.
Xanto era solito utilizzare le stampe come fonti iconografiche dalle quali ricavare le figure dei personaggi che andavano a popolare le proprie maioliche, e in questo caso specifico si può constatare che Enea e i suoi compagni sono desunti dalla Strage degli Innocenti di Marco Dente di Ravenna da Baccio Bandinelli (Bartsch 26, p. 33, n. 21); mentre l’uomo sulla destra è ripreso dalla celebre incisione raffigurante Nettuno che calma la Tempesta meglio conosciuta come Quos Ego di Marcantonio Raimondi da Raffaello (Bartsch 27, p. 49, n. 352).

[C.G.]

Su gentile concessione del Metropolitan Museum of Art di New York.

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